Di Yuri Benaglio
Operatore presso il Centro Sammartini
La storia di Ab, nato nel 1994 in Gambia, racconta un’altra faccia del nostro lavoro. Una faccia che racconta di speranze disilluse, di ritorni e di nuove speranze.
Ab si presenta per la prima volta presso il nostro servizio nel luglio di quest’anno, dopo una segnalazione ricevuta via mail da Fondazione Verga. Per chi non la conoscesse, Fondazione Verga è un’associazione nata a Milano negli anni ’70 come centro studi dedicato al fenomeno delle migrazioni: oggi, tra le altre cose, si occupa di corsi di italiano e di RVA.
Di cosa si tratta? Del cosiddetto ritorno volontario assistito. È un progetto di reintegrazione volontaria della persona nel Paese di origine. Ecco in poche parole come funziona: le persone che hanno intenzione di ritornare in patria possono rivolgersi a Fondazione Verga che offre orientamento e supporto in funzione dell’avvio di un’attività economica. Le persone che aderiscono possono contare su un contributo economico pre-partenza di prima sistemazione e un sussidio di reintegrazione in beni e servizi per la realizzazione del proprio progetto lavorativo. In aggiunta, i beneficiari possono contare sul monitoraggio dell’attività una volta arrivati a destinazione.
Arrivato al Centro Sammartini, Ab ci ha raccontato la sua storia. Dal 2017 in Italia, dove era arrivato via mare, è stato subito trasferito in un Centro di Accoglienza Straordinaria per migranti (immaginati al fine di sopperire alla mancanza di posti nelle strutture predisposte dagli enti locali, in particolare in periodi di forte afflusso di sbarchi).
Ha fatto richiesta di asilo politico, che è stata negata per due volte dalla Commissione Territoriale, rimanendo dunque sul territorio pur senza documenti. Un mese fa, con il supporto di Fondazione Verga, ha validato la richiesta di RVA.
Ha scelto, insomma, di tornare in patria una volta certificata la difficoltà nel trovare un lavoro e/o di regolarizzare la sua posizione documentale. Anche al Centro Sammartini lavora, una volta a settimana, un’assistente sociale del Comune di Milano che si occupa di RVA: Maria. Maria ha fatto così da ponte tra la Fondazione e il nostro servizio.
Come abbiamo spiegato più volte, il Centro Sammartini inserisce persone nelle strutture comunali o in casi di particolare fragilità (sanitaria, psicologica, dipendenze, anagrafica) o nel caso in cui la persona che si rivolge al servizio ha un progetto più o meno definito e un orizzonte temporale a cui appoggiarsi. Quel che abbiamo cercato di fare in questi anni, talvolta faticosamente, è far capire che queste strutture non sono dei luoghi da quali entrare e/o uscire a piacimento né una soluzione a lunghissima scadenza ma un ponte a cui fare riferimento in caso di difficoltà. L’obiettivo, ovviamente, è stimolare la persona e rieducarla ad avere una finalità di vita. Finalità che, a volte, si perde letteralmente per strada. Soprattutto nel caso di persone senza dimora.
La finalità di Ab era chiara. Il progetto c’era, così è stato inserito in una delle nostre strutture aperte H24 e tutto l’anno in attesa che il ritorno in patria venisse definito nei dettagli.
Ora ci siamo: il ragazzo partirà con l’aereo a gennaio. Tornerà in Gambia dalla famiglia (madre e sorella) dove avvierà un’attività di pastorizia. Ad Ab, definito dalla collega che lo ha visto allo sportello “disilluso”, auguriamo ogni bene.