Di Yuri Benaglio
Operatore presso il Centro Sammartini

“Una vita da senza dimora”. Così lo ha inquadrato Valentina, una nostra assistente sociale, che ha ereditato la presa in carico del signor A. da un’altra nostra collega, Beatrice.

Il nostro A., 66 anni, ha effettuato il primo accesso presso il Centro Sammartini nel giugno 2013. Tra il 2013 e il 2014 ha usufruito dell’accoglienza in diverse strutture messe a disposizione dal Comune di Milano.
Si è poi ripresentato nel 2020, dopo sei anni, riferendo di aver trovato nel frattempo ospitalità presso altre realtà del privato sociale radicato sul territorio, presso amici e presso soluzioni di fortuna (come il bus 91).

Il signore, nato in provincia di Bergamo, ci ha raccontato di essere a Milano dal 1992. Ha lavorato in nero fino al 2009 come portiere di notte in una pensione sita in zona Casoretto, dove gli era fornito vitto e alloggio. Dal 2009, tramite conoscenti, si è arrangiato con qualche lavoretto saltuario di brevi periodi (imbianchino, manovale).

Beatrice, la prima assistente sociale che lo ha supportato, nel marzo 2021 ha portato avanti la richiesta per un’accoglienza in micro-comunità (non una struttura emergenziale, ma una vera e propria “casa” per persone senza dimora in cui sperimentare una progressiva autonomia). Soluzione idonea per una persona cronica come lui.

A maggio ci è entrato. Durante questo percorso si è incontrato più volte con le assistenti sociali per monitorare gli sviluppi e i progressi effettuati. A tratti è apparso “stanco e malinconico”: è in questi momenti che A. si è aperto per la prima volta con Beatrice circa la sua storia familiare. A. ha perso la madre a soli dodici anni, il padre poco dopo. L’unico fratello, con cui peraltro aveva mantenuto costanti rapporti, è morto otto anni fa. Ha riferito anche di aver avuto una moglie in passato, un’ex prostituta. Oggi la donna sarebbe in Spagna. Ci ha raccontato di aver voglia di “conoscere persone nuove, magari una compagna” pur rifiutando di frequentare centri diurni di Milano.
Il disilluso e brusco A., in altri frangenti, è apparso invece “curato nell’aspetto, ordinato, visibilmente meno stanco”.

A novembre la presa in carico del signore è passata a Valentina, che ha fatto un passaggio di consegne con Beatrice per essere aggiornata su quanto fatto e su quanto fare in seguito.

Il percorso in micro-comunità, nel complesso, si è rivelato positivo pur con qualche difficoltà nell’attuare un piano di accantonamento economico.

Nel gennaio di quest’anno arriva la bella notizia: A. ha ottenuto un alloggio popolare nel quartiere di San Siro.
A questo punto si è mossa un’intera macchina di servizi: l’educatore della micro-comunità Luca, la nostra Valentina, l’assistente sociale del Municipio 1. Il Comune di Milano ha attivato anche un contributo economico straordinario per l’arredamento (preventivo alla mano) della casa.

Il signore, pur confuso e poco organizzato nei passaggi necessari all’ingresso nella nuova casa, ha appena trascorso la sua seconda notte nell’alloggio popolare. Salutando – speriamo definitivamente – i servizi dediti alla grave marginalità adulta.

Una vita da senza dimora ma, alla fine, un appartamento in cui poter diventare il protagonista della propria vita.