Senzatetto, barboni, clochard. Siamo sempre stati abituati a chiamarli così, dal nostro (fortunato) ruolo di semplici spettatori del fenomeno.

Disoccupazione, povertà, migrazione, invecchiamento, problemi sanitari, relazioni d’amore naufragate, carenza di soluzioni per l’affitto a basso costo e supporto non adeguato per chi esce da ospedali, carcere o altre istituzioni sono alcune delle cause scatenanti più frequenti.

Le conseguenze, invece, includono aspettative di vita più basse, discriminazione, isolamento e rigide barriere per l’accesso ai servizi pubblici di cui tutti disponiamo.

Al Centro Aiuto Stazione Centrale, sito a Milano in via Sammartini 120 e meglio conosciuto con l’acronimo CASC, la condizione dei senza fissa dimora è da ormai vent’anni una sfida.

Durante l’inverno decine di persone si rivolgono quotidianamente al nostro ufficio per chiedere un luogo al riparo dal freddo e dalle intemperie. Dopo un colloquio, e in caso di disponibilità di posti, vengono indirizzate per la sera in uno dei centri.

In parallelo – ma con molti meno posti a disposizione – esistono altre strutture aperte 365 giorni all’anno e H24: in base alla situazione documentale, alle eventuali fragilità (sanitaria, psicologica, dipendenze varie) e alle progettualità attivabili, i nostri assistenti sociali valutano quali persone hanno i requisiti per averne accesso.

Il lavoro dei nostri operatori riguarda però uno spettro più ampio. E per raggiungere il fine ultimo, che è condurre la persona al di fuori della sua situazione di grave marginalità, si pensa a tutto: regolarizzazione di documenti e residenza e supporto nell’orientamento alle altre istituzioni territoriali come servizi sociali, ufficio immigrazione, consolato, Questura e ospedali. Dialoghiamo quotidianamente, sempre alla ricerca della sinergia vincente, con questi e altri enti.

La migliore definizione del servizio arriva, in coro unanime, dagli assistenti sociali. “Aggancio, accoglienza e ripartenza: questi i nostri mantra”.

Mantra che a volte portano a bellissimi finali. Vi racconteremo un po’ per volta alcune delle storie a cui siamo più legati. Storie di chi ce l’ha fatta, di chi dalla strada ha ritrovato l’autonomia andata perduta.

Un passo alla volta, grazie al lavoro di tutti e alla forza di volontà delle persone che a noi si rivolgono.