Tutto è partito nel lontano 1992, quando lo psicoterapeuta newyorkese Sam Tsemberis promosse il programma oggi noto come Housing First.
In cosa consiste? Nell’inserimento immediato in appartamenti indipendenti di persone senza dimora croniche (che vivono cioè da più di due anni in strada) con problemi di salute mentale. I risultati furono da subito evidenti: l’80% di loro restava in appartamento, riducendo progressivamente i tassi di sofferenza psichica e l’uso di sostanze. Un sistema rapido, più economico e sorprendente di contrasto alla grave marginalità di cui anche noi, come Centro Sammartini (ex CASC), ci occupiamo.

Sempre nell’ottica di favorire uno stato di benessere dignitoso e la reintegrazione sociale, un nostro assistente sociale, Matteo, ha immaginato un’esperienza che ancora oggi non ha esempi simili in tutta Italia. Lo abbiamo ribattezzato Housing Cafè: l’idea era di vivere Milano. Ha contattato dunque un locale in zona Navigli, il RAB – Questo non è un bar, frequentato principalmente da universitari: i proprietari si sono detti felicissimi della proposta e dell’iniziativa.

Il nostro Matteo, gli operatori dei vari enti che gestiscono i dormitori della città e sei senza dimora si sono così presentati al bar per vivere una normalità ormai dimenticata: queste sei persone non entravano in un bar, per un caffè e una brioche, da tanto tempo. Ed è stato un momento emozionante, con un valore che noi non siamo soliti attribuire a un gesto tanto semplice come ordinare un caffè. “Mi ha colpito vederli relazionarsi, tra l’imbarazzo e la sorpresa, con gli altri clienti del bar. Il modo in cui guardavano le altre persone, l’alternanza di temi di confronto dall’attualità allo sport. Quanto a me, ero al 50% da assistente sociale e al 50% da Matteo” ci racconta con il consueto entusiasmo il nostro collega.

Quella visibilità invisibile che li circonda aveva negato loro ogni rapporto con gli altri, ma per un giorno questo non importava.

Dopo questo primo sorprendente incontro Matteo ha proposto ai senza dimora e ai vari enti di istituire un appuntamento simile su base mensile.
Per il secondo incontro la scelta è ricaduta sul bowling. Le complessità organizzative hanno tuttavia imposto un rallentamento e un terzo incontro, pur con rammarico, non c’è stato.

L’idea targata Spazio Aperto Servizi, unica esperienza nazionale di housing cafè, è al momento sospesa.
Ma noi ci crediamo, al netto di tutte le difficoltà che questo approccio può comportare. Perché siamo convinti di una cosa: vivere, anche solo per un giorno, la normalità è un primo passo per tornare a viverla ogni giorno.