Di Yuri Benaglio
Operatore presso il Centro Sammartini

Due settimane fa ha aperto una nuova struttura coordinata dal Centro Sammartini e gestita da un ente privato in convenzione con il Comune di Milano: quello di San Zenone al Lambro.

La struttura prevede un’accoglienza di massimo trenta giorni, durante la quale viene definita un’eventuale successiva accoglienza nelle nostre strutture ordinarie o il trasferimento in una delle strutture solo notturne del Piano Freddo (il piano emergenziale del Comune di Milano per limitare il numero di persone in strada durante l’inverno).

Al momento sono quattordici le persone ospitate nella struttura di San Zenone. Tra queste ci sono Hakim e Adel (nomi di fantasia per rispettarne la privacy), di 34 e 18 anni, provenienti rispettivamente da Algeria ed Egitto. Il loro percorso è quello di tanti, di migliaia di persone all’anno: quello della rotta balcanica, attraverso cui sono arrivati pochi giorni fa in Italia.

E questa diventa l’occasione, dunque, per dare qualche informazione a chi magari conosce poco i percorsi migratori e per far capire perché il nostro centro, un hub di primo accesso, una porta su Milano, è sempre sollecitato dalle richieste di tanta, tantissima gente.

La rotta balcanica è fin dagli anni ’90 un percorso di migrazione verso l’Europa e oggi è la principale via di accesso al nostro continente, più del mar Mediterraneo, di cui però si parla maggiormente.

Non esiste un percorso standard, le persone passano generalmente dalla Turchia e dalla Grecia per giungere fino ai confini orientali dell’Unione Europea: Croazia, Ungheria, Romania e Bulgaria. In mezzo si può attraversare Albania, Macedonia del Nord, Kosovo, Serbia, Montenegro, Bosnia, Croazia e Slovenia. Da lì, Trieste. E da Trieste, spesso, Milano in treno. Molti altri, invece, proseguono per l’Austria o la Germania.

La rotta viene percorsa da molte persone provenienti da Paesi instabili del Medio Oriente (come Siria e Iraq) e dell’Asia centrale (Afghanistan), ma anche da migranti dell’Africa settentrionale (che passano dal Sinai per poi risalire) come nel caso di Hakim e Adel, e dall’Asia meridionale (Pakistan, Bangladesh, India).

È una rotta pericolosa, teatro di sistematiche violazioni dei diritti umani. A livello europeo non è stata ancora elaborata un’adeguata strategia di gestione dei flussi migratori, continuano i respingimenti, ampiamente documentati ma illegali. I regolamenti europei, in primis quello di Dublino, riconoscono infatti il diritto di ognuno di presentare una domanda di asilo. Nei fatti questo diritto non sempre viene tutelato e la zona dei Balcani occidentali è diventata progressivamente militarizzata per impedire l’ingresso e il transito.

Nonostante le tante difficoltà molte persone, come Hakim e Adel, giungono al termine di questo ostico e faticosissimo percorso che a volte dura anni. I due ragazzi hanno intenzione di presentare domanda di richiesta di asilo in Italia: una volta completata la procedura sarà la Questura a dover garantire loro un posto letto e un percorso di integrazione nel nostro Paese.

Nell’attesa che formalizzino la loro richiesta, abbiamo valutato di accoglierli temporaneamente a causa delle loro fragilità, dovute alla giovane età e a problemi di salute. Questo è stato possibile grazie alla nuova struttura-ponte, l’ennesima conferma che il Centro Sammartini è un servizio in grado di adattarsi alle esigenze delle persone.