Di Yuri Benaglio
Operatore presso il Centro Sammartini

Raccontiamo sempre di persone senza dimora che riescono, anche grazie all’abilità e al supporto dei nostri assistenti sociali, a uscire dalla loro condizione di grave emarginazione.

Questa volta parliamo invece di un progetto che sta prendendo piede in queste settimane al Centro Sammartini. Si chiama LGNet Assistenza Emergenziale (LGNetEA), progetto condiviso tra la cooperativa Lotta contro l’emarginazione e la nostra, Spazio Aperto Servizi. Beatrice, una delle nostre assistenti sociali, è attiva sul progetto per la nostra cooperativa.

Le chiedo informazioni circa le finalità del progetto. Mi spiega che si occupa di intercettare persone appena arrivate in Italia, in particolare richiedenti asilo e nuclei familiari, e di fornire loro orientamento legale e supporto nel percorso di inserimento nel sistema prefettizio. Per la legge italiana e per i trattati europei, infatti, chi richiede protezione internazionale in un Paese straniero ha diritto all’accoglienza in attesa che la domanda venga vagliata e che si arrivi a una risposta definitiva. In sostanza, in attesa che le competenti commissioni territoriali ​esaminino le domande di protezione internazionale, ​il migrante ha diritto di accedere al sistema ​di accoglienza predisposto (Centri di Accoglienza Straordinaria e simili). Il problema si pone nel momento in cui questo sistema, complice un flusso migratorio imprevedibile ​che rende la gestione difficoltosa, è saturo come lo è oggi. Così le persone che hanno intenzione di fare domanda di ​protezione internazionale o che hanno già fatto domanda non riescono ad avere un tetto sopra la testa e si ritrovano a richiedere assistenza a servizi come il nostro, che si rivolge esclusivamente a cittadini senza dimora.

Il Centro Sammartini, alla luce di quanto descritto, sta cercando con questo progetto di riportare queste persone nei circuiti corretti indirizzandole (ed evidenziando eventuali vulnerabilità) agli enti competenti.   

Il team è composto da due educatrici, una mediatrice linguistico-culturale, quattro assistenti sociali (tra cui la nostra Beatrice) due operatori socio-sanitari Dario e Khan, anche loro di Spazio Aperto Servizi, che si occupano degli accompagnamenti in Questura e/o ospedali (a seconda delle necessità), una psicologa, un’amministrativa e due consulenti legali.
Entro aprile 2022, data di chiusura del progetto, l’obiettivo è di intercettare almeno 300 persone.

Chiedo a Beatrice di raccontarmi la storia di una delle prime persone viste in queste settimane. “C’è un ragazzo che viene qui tutti i giorni, in effetti”.
Decide così di parlarmi di G., 22 anni, marocchino. La sua è una storia migratoria come tante altre: ha lasciato il Marocco quattro anni fa, è stato in Turchia per due anni, ha tentato la rotta balcanica, è rimasto per due anni in un centro di accoglienza per migranti in Serbia, è stato fermato dalla polizia austriaca, è arrivato in Italia un mesetto fa. Un amico gli ha consigliato di venire a Milano e di rivolgersi al Centro Sammartini.

Da noi ha portato, a metà settembre, le seguenti richieste: necessità di fare domanda di protezione internazionale, un posto dove poter dormire e soddisfacimento dei bisogni primari. Qui subentra il cortocircuito di cui vi avevo parlato sopra. Per domanda di protezione internazionale e (conseguentemente) di un posto letto bisogna rivolgersi alla Questura, non al Centro Sammartini, ma il sistema saturo dei sistemi di accoglienza per richiedenti asilo li riporta inevitabilmente qui da noi in cerca di qualche soluzione ​alternativa.

Così è tornato al Centro Sammartini altre volte e ci ha progressivamente raccontato la sua storia. Lo abbiamo ascoltato, grazie alla mediatrice culturale di lingua araba che lavora nell’ambito del progetto, numerose volte. E oggi? Anche grazie al nostro supporto, G. è riuscito a ottenere in Questura un permesso di soggiorno per richiesta asilo (che lo rende automaticamente regolare sul territorio italiano, in attesa di responso definitivo), è stato accolto qualche giorno in via emergenziale in uno dei nostri dormitori aperti solo di notte e ha successivamente trovato un posto letto in un dormitorio privato (non afferente dunque al Comune di Milano) a cui lo avevamo segnalato con una puntuale relazione sociale firmata da LGNetEA.

È una stortura, perché la persona – in quanto richiedente asilo – dovrebbe essere ospitata come si diceva in un luogo predisposto dalla ​prefettura, ma grazie all’intervento degli operatori del progetto LGNetEA abbiamo tolto questo ragazzo dalla strada, in attesa di ulteriori sviluppi e dell’inserimento in un corretto circuito di accoglienza. Ecco perché ci piace definire questo progetto una cerniera di raccordo capace di insinuarsi tra le pieghe di un sistema – ​che non sempre riesce a rispondere prontamente – più grande anche di noi.