Di Yuri Benaglio
Operatore presso il Centro Sammartini

Oggi parliamo di Francesco (nome di fantasia).
Francesco è nato a Lavagna, antico borgo costiero in provincia di Genova e nel cuore del Golfo del Tigullio, settant’anni fa.  

Abbiamo sentito parlare di lui per la prima volta a fine marzo dello scorso anno, quando ci è arrivata per mail una segnalazione da un’associazione privata operante sul territorio di Milano. Dalla segnalazione risultava che il signore avesse dormito per cinque anni all’interno di un magazzino di un noto ospedale di Milano, con la tacita complicità di tutti gli operatori e dottori.  

APRILE 2021: L’ARRIVO IN UFFICIO 

Il giorno successivo il signore si presenta per la prima volta in orario di chiusura dell’ufficio con valigia e ricurvo sulle spalle. Complice la fragilità, lo inseriamo per una notte in una struttura emergenziale notturna e lo invitiamo a tornare il giorno successivo per approfondire la sua situazione.  

Il giorno dopo, come da programmi, torna. Ci conferma di aver dormito per cinque anni all’interno dell’ospedale ma di essere poi stato invitato ad andarsene. Approfondiamo la sua situazione sanitaria (ipertensione, gastrite cronica, artrosi, difficoltà a deambulare, ernia, lombalgia, glaucoma) e la sua fragilità psicologica (ansia, depressione, abuso di alcool), per la quale è seguito da tempo da uno psichiatra dell’ospedale presso cui aveva dormito.  

Cecilia, una nostra assistente sociale, contatta l’assistente sociale del Municipio 9 presso cui il signore aveva reperito una residenza anagrafica per persone senza dimora. Con lei viene definita la futura progettualità relativa al signore, finalizzata ad accompagnarlo nel rilascio dell’invalidità civile, eventuale nomina di amministratore di sostegno e inserimento in residenza sanitaria assistenziale. Nel frattempo, però, lo ​accogliamo in una delle nostre strutture ordinarie, di quelle aperte H24 e tutto l’anno.  

MAGGIO 2021: IL PRIMO COLLOQUIO 

In occasione del primo colloquio con Cecilia, a metà maggio, il signore racconta il motivo per il quale sarebbe finito in strada, soffermandosi in particolare sul vissuto emotivo della sua infanzia (è figlio unico) e sulla separazione traumatica dei suoi genitori. Francesco è celibe e ha un figlio di cinquantadue anni con cui non ha rapporti. Ha frequentato l’istituto d’arte e ha svolto diverse mansioni nel corso della vita: bagnino, pescatore, portiere d’albergo, custode. In struttura si sente accolto e protetto, è sostanzialmente sereno, anche se manifesta la paura di poter risultare disfunzionale e problematico: gli capita infatti di palesare attacchi di rabbia perdendo coscienza di sé per qualche minuto. Una sua grande preoccupazione è di compromettere le relazioni con gli altri ospiti. Cecilia, Francesco e gli operatori della struttura concordano dunque di avviare un percorso psicologico settimanale direttamente in loco.  

Nei mesi successivi vengono portate avanti tutte le pratiche burocratiche necessarie (isee, invalidità) grazie a una rete di supporto enorme: oltre a Cecilia, infatti, ci sono gli operatori della struttura, l’assistente sociale del Municipio 9, un custode sociale e lo psichiatra.  

SETTEMBRE 2021: L’INGRESSO IN MICRO-COMUNITÀ  

Nelle settimane successive Francesco inizia però a verbalizzare pensieri suicidi e intrusivi. 

A luglio Cecilia valuta dunque di ​chiedere l’accoglienza in una micro-comunità, un contesto più tutelante rispetto a una struttura ordinaria, dove entra a settembre. Francesco è molto soddisfatto dell’appartamento: “Sto bene, sono in camera con il signor Giuseppe”. Riferisce di voler intraprendere un percorso con il Noa (servizio legato alla dipendenza dall’alcol). Fa la tessera sanitaria e la carta d’identità elettronica, nuove visite cardiologiche, e gli viene finalmente riconosciuta l’invalidità al 75%.  

Natale si avvicina e il signor Francesco viene invitato da un amico a casa sua. Ma confida a Cecilia le sue perplessità: “Non so se accettare, non vorrei essere un peso”. Alla fine accetta volentieri e dopo tanto tempo trascorre il Natale in compagnia. 

FEBBRAIO 2022: IL PERCORSO PROCEDE BENE 

I mesi passano e Francesco continua a seguire un buon percorso: ha già messo da parte tremila euro con il piano di risparmio concordato con Cecilia. La nostra assistente sociale valuta le possibili nuove mosse verso l’autonomia abitativa. Tra le opzioni considerate, la più plausibile è quella dell’alloggio protetto, destinato ad anziani autonomi con problemi di accesso all’alloggio e/o con un alto livello di autonomia ma con esigenze di supporto limitate: il signore, infatti, non riuscirebbe a vivere a lungo da solo.  

GIUGNO 2022: IL PERIODO PIÙ BUIO 

Con l’inizio dell’estate la situazione di Francesco però peggiora e tocca il suo punto più basso. Ci racconta di vivere un periodo molto faticoso dal punto di vista fisico e psichico, effettua numerosi accessi in pronto soccorso e cerca di neutralizzare i pensieri suicidi con un consumo smisurato di alcol. In parallelo con la terapia farmacologica che continua ad assumere per contenere l’ansia e la depressione, rischia seriamente gravi effetti collaterali.   

È in questo periodo che Cecilia mi confida il timore che il signore possa togliersi la vita. Per alcuni giorni Francesco non si rende rintracciabile da nessuno. In camera sua restano sul pavimento innumerevoli birre vuote. Si rifà vivo lui, raccontando di essersi assentato per qualche giorno per occuparsi del cane di una persona che conosce e che lo ha molto aiutato in passato. È da qui che Francesco comincia a risalire.

SETTEMBRE 2022: RAGGIUNTA AUTONOMIA 

Già ad agosto ci comunica di aver preso contatti con un pensionato di Sesto San Giovanni, una stanza a quattrocento euro al mese con bagni e docce in condivisione. Condivide di aver bisogno di uno spazio in autonomia, ma esprime anche il dispiacere di interrompere i rapporti con l’enorme rete di servizi che lo ha supportato per più di un anno. In ogni caso, la presa in carico presso il Municipio 9 rimane aperta in attesa magari di un inserimento in un alloggio protetto.  

Francesco ha risparmiato circa seimila euro. È pronto per la nuova soluzione reperita in autonomia. Cecilia lo contatta un’ultima volta: “Si trova così bene che non ha più neanche bisogno di prendere le gocce per dormire. Anche con l’alcol sembra andare meglio, dice di bere molto meno, solo un bicchiere di vino al giorno” mi confida. Tra pochissimi giorni l’assistente sociale del Municipio 9 farà un’uscita al pensionato per monitorare la situazione.  

Ho ripercorso la sua storia: Francesco, dopo cinque anni trascorsi nel magazzino di un noto ospedale, si è rivolto ai servizi e i servizi hanno risposto presente. Le difficoltà ci sono state, le fragilità anche, i momenti bui sempre, ma gli obiettivi sono stati raggiunti. Questo è l’obiettivo del nostro lavoro: accompagnare le persone affinché riprendano in mano la propria vita, proprio come Francesco. Cecilia ha parlato con lui, lo ha ascoltato, ha lasciato correre, ha stimolato i suoi ricordi e attivato il suo futuro. Un futuro che però Francesco si è costruito da solo. Migliore, pur nella tempesta della vita, del recente passato.