Un adolescente filippino alle prese con lo spettro della dispersione scolastica, un figlio della guerra siriana e una donna brasiliana dal passato turbolento: sono i protagonisti della storia di oggi, che raccontiamo per spiegare al meglio come funziona il nostro servizio e con quale utenza diversificata entriamo in contatto.
E. è nato a fine 2001 a Batangas City, importante centro commerciale delle Filippine.
Rimasto in patria con la mamma e la nonna fino all’età di nove anni, racconta di essere arrivato a Firenze nel 2010 per frequentare le scuole elementari e la secondaria di primo grado. In seguito si è iscritto all’istituto alberghiero, abbandonato dopo la bocciatura del primo anno. A Firenze ha vissuto con la madre, tre (amatissimi) fratelli più piccoli e il patrigno (che ha a lungo considerato il padre biologico). Parla di lui come un uomo violento e aggressivo, responsabile di un clima teso e conflittuale in famiglia. Nel 2018, a seguito della bocciatura, E. si è trasferito a Milano dalla zia su proposta della madre e si è iscritto in un istituto (sempre a indirizzo alberghiero) per recuperare due anni in uno. Il percorso è stato interrotto dall’emergenza sanitaria, che ha rappresentato uno spartiacque nella sua breve vita. Complice la gravidanza della zia, E. è stato rimandato a Firenze dove ha proseguito il percorso scolastico online senza riuscire però a tornare a Milano per sostenere l’esame di qualifica a giugno 2020. Dopo il primo lockdown, sua madre ha voluto che lasciasse la famiglia per condotta irregolare. Da ottobre a dicembre 2020 è stato ospite a Firenze a casa del suo migliore amico, per poi tornare a Milano con la speranza di essere riaccolto dalla zia: speranza disattesa. Rivolgendosi al Centro Sammartini ha invece trovato immediato riscontro con inserimento in un dormitorio del Piano Freddo in cui sarà ospitato verosimilmente fino a maggio. E. ha un doppio desiderio: portare a termine il percorso di studi attuale, sostenendo l’esame di maturità da privatista a giugno, e inserirsi in un percorso più affine all’area del marketing, del commercio e della finanza. Per lui, in possesso di carta d’identità italiana, con permesso di soggiorno per motivi familiari e residente a Milano, il nostro servizio ha già immaginato un percorso progettuale da intraprendere: maturità scolastica, inserimento lavorativo, reddito di cittadinanza, stanza in condivisione in affitto, agganci con la famiglia (se volontà condivisa di E.). Ci si sta muovendo in queste direzioni grazie alla nostra assistente sociale Cecilia, all’educatrice Giulia e al supporto di una preziosa rete di servizi (il Municipio 5, il servizio Raggiungimi – Scuola). “Non rappresenta certamente la nostra utenza-tipo” racconta Cecilia. “È un adolescente con problemi da adolescente e con una situazione non drammatica alle spalle. Ha una famiglia, ha amici, ha una ragazza. Sarà un attimo rimettersi in carreggiata”.
H. è nato quarant’anni fa ad Aleppo, in Siria. La sua storia è indissolubilmente legata alla guerra che da più di dieci anni sta devastando il Paese.
La piccola pasticceria/panetteria della sua famiglia, di cui ama raccontare i dettagli, è una delle tante vittime di questa martoriata terra, da cui H. è stato brutalmente sradicato. Il signore riferisce di aver frequentato le scuole fino alle superiori e di aver poi seguito un corso di due anni come infermiere, professione mai praticata fino all’esplosione del conflitto che lo ha portato lontano da lì. Ha lasciato la Siria nel dicembre 2014 e ha trascorso i successivi tre anni in Libano. È arrivato in Italia a gennaio 2018 con i corridoi umanitari della Comunità di Sant’Egidio ed è stato accolto nel CAS di Gubbio. Dopo qualche mese di accoglienza ha deciso di partire per la Svezia dove vivevano alcuni suoi amici, con la speranza di trovare lavoro. Avendo già preso le impronte in Italia è stato costretto a tornare qui per proseguire la sua richiesta di asilo politico. Da aprile 2019 a gennaio 2021 è stato accolto nel progetto SPRAR di Paullo (MI), dove risulta ancora residente. Durante la sua permanenza nel centro di accoglienza ha seguito un corso di italiano e un corso di pasticceria, in ricordo dell’attività dei suoi in patria, proseguendo poi con un tirocinio in un negozio di Corvetto. A gennaio l’accoglienza nello SPRAR è terminata e il signore si è quindi rivolto al nostro servizio essendo rimasto senza un posto in cui vivere. H., in possesso di permesso di soggiorno per asilo rilasciato nel 2018, verrà accolto in regime ordinario (strutture aperte tutto l’anno e H24) per essere supportato al meglio rispetto a una fragilità sanitaria (è stato preso in cura in ospedale per un tumore ai testicoli) e alla possibilità di inserimento lavorativo. Ci ha confidato di voler imparare tutte le tecniche di pasticceria: “In Siria avevamo un solo tipo di farina. Qui in Italia ce ne sono tantissime, ho bisogno di prenderci la mano”. La guerra può aver infranto i sogni legati alla pasticceria di famiglia, ma non ha avuto l’ultima parola sulla vita di H.
P., nata in Brasile cinquantuno anni fa, si è rivolta a noi per la prima volta questo inverno per chiedere supporto abitativo, sociale e lavorativo.
È stata preliminarmente inserita in un dormitorio destinato alle donne. Al fine di valutare al meglio la sua progettualità e rispondendo a una sollecitazione del dormitorio stesso, la nostra Cecilia e l’educatrice Giulia hanno conosciuto P. in colloquio. Un colloquio non semplice, a causa del disagio palesato dalla signora nel raccontare il suo vissuto legato a doppio mandato alla sua transizione di genere e nella scarsa fiducia nei confronti del prossimo. Cresciuta in famiglia con quindici fratelli (con cui oggi non ha più contatti) e per un breve periodo in riformatorio, riferisce di non aver mai ricevuto un’istruzione in quanto cresciuta in estrema povertà. Arrivata in Italia nel 1990 per motivi di lavoro, è sposata dal 1994 pur preferendo rimanere nel vago per quanto riguarda il rapporto con la moglie. Per il momento va bene così. In questi anni ha vissuto tra Roma e Milano, barcamenandosi in qualche modo tra prostituzione, alcolismo e un’esperienza in carcere. È hiv positiva, sostiene controlli trimestrali al Sacco di Milano ed è seguita da uno psichiatra. A Cecilia e Giulia abbiamo chiesto cosa pesa di più alla signora di tutta questa situazione: “L’impossibilità, restando in un dormitorio comunitario, di curare al meglio il suo aspetto e di reperire facilmente i trucchi” rispondono in coro. E sorridono. Per lei hanno ipotizzato e condiviso un percorso progettuale a step: aggancio ai servizi sociali municipali, aggancio al CPS, supporto lavorativo, percorso psicologico, corso di formazione, corso di italiano, Isee e conseguente richiesta per reddito di cittadinanza. Al termine del percorso, forse, i trucchi non saranno più un problema.
Tre storie, una sola speranza. Abbiamo scelto storie molto diverse tra loro per fare emergere la complessità e la varietà del nostro lavoro: al Centro Sammartini tutti possono accedere, ascoltiamo ogni persona con la propria storia. Queste tre persone ci hanno colpito per l’inconsueta leggerezza con cui stanno affrontando il loro percorso. Filippine, Siria, Brasile, Firenze, Gubbio, Roma e la nostra Milano: dopo un lungo giro, e dopo tante domande inevase, sono arrivati da noi in cerca di una risposta.