di Alessandra Panceri*

Sono ormai passati due anni da quando bambini e bambine e ragazzi e ragazze si sono ritrovati chiusi in casa affrontando, ognuno con le proprie risorse e fragilità, gli stravolgimenti della pandemia. E noi con loro.
Non sono mancati titoli, post, articoli, teorie, giudizi che hanno rappresentato una distrazione dai numeri del covid: l’interesse, lo spazio di pensiero e di individuazione di possibili azioni e supporti a favore della fascia “fragile” della nostra società ha come sempre coinvolto chi già era interessato, chi già era sul campo, chi già sollevava criticità e necessità di uno sguardo attento, complesso, articolato sul mondo dell’infanzia e dell’adolescenza.

Genitori, educatori, insegnanti, psicologi e neuropsichiatri stanno urlando da troppo tempo al vento l’improrogabile attivazione di strumenti di supporto e di cura per quello che è l’esito più devastante della pandemia: un disagio psichico collettivo, ovvero una PSICOPANDEMIA.

Il Presidente del CNOP – Consiglio Nazionale Ordine Psicologi, David Lazzari, ha dichiarato: “La psicopandemia non è una battuta, né una invenzione degli psicologi, è una realtà, ed è a tutti evidente che c’è un’onda lunga di disagio e disturbi psicologici che durerà anni e interessa quote importanti della popolazione. Tra i giovani sino a 18 anni uno su due vive un disagio psicologico e uno su dieci manifesta un disturbo”.

Antonella Costantino, neuropsichiatra infantile, Direttrice dell’Unità di Neuropsichiatria Infantile del Policlinico di Milano, oltre a rilevare un costante aumento da dieci anni a questa parte di richieste di intervento per la salute mentale degli adolescenti, evidenzia che con l’arrivo della pandemia e delle restrizioni, il ritmo di crescita è incrementato rispetto agli anni precedenti: “Abbiamo visto ansia e depressione generalizzata, e un aumento nettissimo degli autolesionismi di tutti i tipi, disturbi dell’alimentazione, aggressività”.

I numeri di accesso ai reparti di neuropsichiatria infantile, le richieste disperate di genitori a strutture sanitarie, forze dell’ordine, strutture educative, sono quotidiane e plurime, storie dolorosissime per cui non è possibile non attivarsi. Ora.

Il nostro centro clinico ha visto un incremento di richiesta da parte di genitori per un sostegno a bambini e adolescenti con disturbi del sonno, disturbi alimentari, ritiro sociale, atti autolesionistici, reazioni aggressive, attacchi di panico e sono non rari i giovani adulti che hanno richiesto un supporto psicologico o intervento clinico per comparsa di attacchi di panico e disturbi d’ansia. Ma non solo.

Le nostre comunità specialistiche sono continuamente interpellate da Servizi e Tribunali per richieste straordinarie: genitori sfiniti e impotenti di fronte a figli aggressivi, con episodi di ritiro sociale, tentativi di suicidio, episodi di autolesionismo, continui attacchi di panico a cui una famiglia non può far fronte da sola.
Nell’ultimo mese abbiamo ricevuto tre richieste di inserimento in comunità da parti di genitori devastati, allo stremo perché non in grado di aiutare i loro figli. Ci hanno chiesto cosa fare per sopravvivere e per curare i loro figli. Quanta impotenza e quanto dolore.

Ma questo non è solo un “affare” di famiglia, del Terzo settore, del singolo professionista, o degli specialisti. Riguarda tutti.
È una questione pubblica, per cui occorre agire, non si può più rimandare.

Dobbiamo occuparci della salute mentale di bambini e bambine, ragazzi e ragazze e non solo individuare, ma anche agire un sistema di welfare in grado di supportarli costantemente e nel tempo.
Cure accessibili che possano far ritrovare le energie e il desiderio di affrontare i cambiamenti e le incertezze a cui necessariamente questo pianeta ci sta mettendo di fronte.


* Alessandra Panceri psicologa, psicoterapeuta, responsabile clinico di CTIF, da vent’anni si occupa della cura del trauma lavorando con bambini e famiglie e collaborando con la Magistratura e i Servizi Sociali.
Referente clinico delle comunità CTIF. Formatrice.


Se sei in difficoltà

È possibile contattare gli specialisti del nostro centro clinico CTIF – Cura e Terapie per l’Infanzia e la Famiglia, che ogni giorno si prendono cura dei più giovani e delle loro famiglie:
ctif@spazioapertoservizi.org
tel. 02 3272485