di Francesca Panaioli*

Da poco più di un anno conviviamo con una condizione di isolamento e limitazioni senza precedenti che ci sta abituando a una forma di quotidianità completamente diversa. E cosa ci ha aiutato di più a sostenere il peso di tutto questo? Internet. Ebbene sì: la rete, il World Wide Web. Ci ha sostenuto nel lavoro, nello sport, nello shopping, nella socializzazione. E nell’educazione dei figli? A caldo diremmo non molto, ma procediamo per step.

C’è chi parla di rivoluzione buona del Web. E c’è chi si interroga su quello che succederà dopo la pandemia. Keith Humphreys, docente di psicologia alla Stanford University, sulle colonne del New York Times scrive: dobbiamo aspettarci un periodo di dipendenza digitale epico, riferendosi a bambini e adolescenti che, nell’anno appena trascorso, hanno passato giornate switchando tra pc, tablet, console e smartphone, in una condizione di connessione continua.

Ma non serve guardare oltreoceano per accorgersi che questa connessione perenne è all’ordine del giorno anche tra i nostri bambini e adolescenti. Del resto, siamo reduci da una situazione mai vista prima, che ci ha costretti tra le mura di casa e che ha necessariamente portato le famiglie ad allentare le regole, soprattutto sull’utilizzo dei device. Perché quando l’unico contatto con il mondo esterno è una connessione a internet, come si fa a limitare l’accesso o il tempo di utilizzo? Come si fa a togliere l’unico strumento con cui bambini e ragazzi possono seguire lezioni, socializzare, giocare? Le regole sono saltate, e non poteva essere altrimenti. Il tempo trascorso davanti agli schermi è raddoppiato rispetto al periodo pre-pandemia (fonte Qustodio); è cresciuto il download di giochi come Fortnite, app come TikTok, Snapchat o Roblox (quest’ultima molto in voga tra bambini dai 9 ai 12 anni); molti bambini hanno ricevuto uno smartphone in regalo perché se si è tutti chiusi in casa quello di mamma e papà non basta più.

Che fine farà il Web nella vita di bambini e ragazzi dopo la pandemia?

Alcune cose non torneranno mai più, siamo di fronte a uno stile di vita completamente diverso, figlio della necessità di dover mettere una distanza tra noi e gli altri. Abbiamo già fatto fronte ai cancelli chiusi delle scuole, e reinventato gli spazi di casa per far posto a DAD e smartworking. Il mondo è cambiato molte volte, e sta cambiando di nuovo: saremo costretti ad adattarci a nuovi modi di vivere, di lavorare e studiare, e di creare relazioni. Bambini e adolescenti compresi.

Certamente non possiamo immaginare una socialità che si viva solo in remoto; ma contemporaneamente non possiamo più pensare che l’online sia un momento accessorio. Al contrario, dobbiamo iniziare a concepire il virtuale come un momento sostanziale della vita, un momento in cui accadono cose, si intessono relazioni e, pensando a bambini e ragazzi, si entra in un mondo di adulti, dove le regole della socialità cambiano. Il Manifesto della Comunicazione Non Ostile recita Il virtuale è reale, in apparenza un gioco di parole che però nasconde una grande verità: la vita digitale è consistente e reale così come lo è la vita tradizionale.

Ma sarà sufficiente cliccare su un ipotetico tasto offline per scollegare i nostri figli dai loro device? La risposta è no.

L’abbiamo detto in un articolo precedente, non possiamo pensare che la vita dei nostri ragazzi sia priva di Internet. A maggior ragione, non possiamo immaginarla tale nel post-pandemia, dopo una grande abbuffata di navigazione in rete, cambiamenti di abitudini e ritmi differenti. Del resto, è sotto gli occhi di tutti, gli aspetti positivi di questa iperconnessione non mancano: giovani più competenti nel campo digital, bambini e ragazzi che passano da Google Classroom a Zoom con estrema facilità; e che insegnano ai nonni come fare una videochiamata con WhatsApp!

Come sostenere questa nuova quotidianità?

Quello che possiamo fare è immaginare un uso intelligente della rete. Come?

Innanzitutto monitorando quello che accade in rete. Navighiamo con loro, interessiamoci a ciò che li appassiona: se è un videogame, giochiamo con loro, facciamoci spiegare il funzionamento, capiamo cosa piace di quel gioco. Se è un’app, informiamoci e capiamone il funzionamento: che si tratti di social o di giochi, è bene che da genitori ci si prenda il tempo di sedersi accanto ai propri figli e si provi a mettere un piede nel loro mondo. Con la consapevolezza che il dialogo, il confronto e alcune regole siano il punto di partenza per stabilire limiti e confini allo spazio che si è guadagnato il Web nelle nostre vite.

A cosa fare attenzione?

Non spaventiamoci di fronte a bambini e ragazzi che fremono sull’uscio di casa per entrare nuovamente in relazione con gli amici vis-à-vis. Va benissimo! Fate solo attenzione a ricordare loro l’importanza del rispetto delle normative in vigore e soprattutto dell’utilizzo di mascherine e del mantenimento del distanziamento sociale.

A dover preoccupare sono bambini e ragazzi che, a fronte di questo lento ritorno alla normalità, restano rinchiusi tra le mura di casa, sempre connessi ma in solitudine. L’abbiamo detto: il web è un luogo virtuale di incontro, dove i ragazzi giocano ai videogames con gli amici. Ma se lo fanno in solitudine, questo potrebbe essere un campanello di allarme; parlatene con loro, spronateli ad uscire, cercate di organizzare momenti di socialità con i loro amici. Confrontatevi con i loro insegnanti per comprendere come hanno vissuto il rientro in classe, se ci sono stati cambiamenti. Insomma, monitorate la situazione da diversi punti di vista e non esitate a rivolgervi a specialisti per avere strumenti e consigli su come agire. Il rientro alla normalità sarà un doversi abituare a nuovi modi di socializzare, di vivere la propria vita, di affrontare sfide e problemi: per tutti, adulti, bambini e ragazzi. E per qualcuno sarà necessario un aiuto un più, per affrontare il nuovo mondo che saremo chiamati a ricostruire. Insieme. Con quello spirito di reciprocità e condivisione che ha caratterizzato molte delle giornate chiusi in casa.


Francesca Panaioli, Pedagogista e Responsabile della Formazione per Spazio Aperto Servizi.
Da anni è impegnata nelle scuole con attività di consulenza rivolte a genitori e docenti della scuola secondaria e progetta e realizza attività laboratoriali per i ragazzi su tematiche diverse.
Quando non lavora guarda il mondo attraverso la sua macchina fotografica.