di Emiliano Colombo*

Al giorno d’oggi, è opinione comune e condivisa che le competenze relazionali, comunicative e infine sociali rivestano un ruolo di primo piano, nelle diverse culture d’appartenenza; gli uomini e le donne “di successo”, sovente, sono ottimi comunicatori, nonché attenti osservatori del mondo che li circonda. Ancor prima, tuttavia, chi sa comunicare e relazionarsi è spesso una persona felice; non a caso, tra i bambini, i cosiddetti leader non sono quasi mai i più forti fisicamente o i più abbienti del gruppo bensì i più sereni, proprio perché, tra le altre cose, capaci- e in tal senso educati- di comunicare con i loro pari e con gli adulti.

A questo punto, la domanda che ci poniamo è la seguente: in che modo possiamo favorire lo sviluppo delle sopra citate qualità nei nostri bambini?

Loro, i bambini, ci osservano e scrutano attentamente ogni nostra mossa o comportamento, per poi imitarci; esplorano instancabilmente spazi e luoghi, domandano di ogni cosa possibile e immaginabile e, soprattutto, desiderano con un’intensità spesso sconosciuta a noi adulti. Quando ottengono ciò che vogliono, i bambini sorridono, gioiscono e, a modo loro, ci ringraziano; al contrario, quando non ottengono ciò che vogliono, si disperano e protestano, spesso ferocemente, perché insoddisfatti.

Tuttavia, quale che sia l’esito delle loro richieste o pretese, ciò che più conta è chi le soddisfa o meno; in altre parole, tutto ciò che i bambini (ci) chiedono è la nostra attenzione, la nostra presenza, l’essere in relazione con loro.

In questo senso, la relazione, elemento imprescindibile e trainante lo sviluppo neuro-psico-fisiologico dell’essere umano, richiede, soprattutto nelle prime fasi dello sviluppo dell’infante, l’assidua e costante presenza fisica dell’interlocutore: i bambini hanno bisogno di essere concretamente guardati, ascoltati, aiutati, guidati, accarezzati e sostenuti nel loro percorso di crescita.

A tal proposito, un uso sapiente della corporeità in relazione diviene per gli adulti strumento essenziale per aiutare a crescere i propri bambini i quali, non dimentichiamolo, scoprono sé stessi grazie agli sguardi e ai gesti altrui.

Tuttavia, come tutti sanno, quando un bambino acquisisce la capacità di spostarsi nello spazio, incontra attivamente l’ambiente e le persone che, insieme a lui, lo abitano; in questo modo, dopo i caregiver (genitori, zii, nonni ecc.), il piccolo, o la piccola, volge il proprio sguardo – vispo e curioso – agli altri bambini, spesso anche d’età diversa dalla sua.

Se, per svariate ragioni, ciò non accade, o accade solo in parte, può essere necessario che gli adulti -tra cui noi terapisti – debbano accompagnare e guidare il piccolo in questo viaggio alla scoperta di sé.

Pertanto, la terapia neuro e psicomotoria individuale si propone di mettere il bambino nelle condizioni di esprimere appieno le proprie potenzialità e interagire, al meglio, con le persone che lo circondano; tuttavia, a volte, questo è solo l’inizio.

Infatti, può accadere che alcuni bimbi, oramai pronti a farlo, si sperimentino con successo e soddisfazione nel setting gruppale, accanto ai loro coetanei, compiendo così un ulteriore passo verso l’autonomia.

Grazie all’intervento neuro e psicomotorio di piccolo gruppo – che prevede dai due ai quattro/cinque partecipanti – i bambini hanno l’opportunità di entrare vicendevolmente in relazione, in una dimensione di scambio e reciprocità, o meglio di reciproca imitazione, grazie alle loro innate capacità di socializzazione, talvolta evidenti ed emergenti anche in presenza di peculiari disturbi del neurosviluppo.

In piccolo gruppo, ogni bambino o bambina può così compiere gli sforzi adattivi necessari a consolidare, e persino superare, gli obiettivi terapeutici raggiunti in ambito individuale.

D’altro canto, non è da escludere che un bambino, per svariate ragioni, possa accedere sin da subito ad un gruppo terapeutico o preventivo.

In definitiva, si può dire che il gruppo è lo scenario che permette ai bambini di rispecchiarsi e riscoprirsi, l’un l’altro, di continuo; è proprio così che “i bambini imparano dai bambini”.


* Emiliano Colombo – Dottore in Terapia della NPEE – Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva e Psicomotricista, opera presso il centro clinico Prometeo di Spazio Aperto Servizi in ambito terapeutico. Ama e valorizza da sempre la profonda e primigenia saggezza dei bambini.