Il 12 dicembre scorso abbiamo inaugurato Casa Caldera: una casa pensata e realizzata per persone con disabilità e bisogni complessi. Un appartamento di 260 mq attentamente ristrutturato per rendere gli ambienti confortevoli e sicuri, che vede la presenza di una piccola comunità (5 persone con disabilità), con la presenza costante di un operatore.

Nata dall’incontro con Fondazione Durante Noi e Fondazione Idea Vita, con le quali abbiamo condiviso un lungo percorso iniziato nel novembre 2016, Casa Caldera – situata a Milano in zona Quinto Romano – vuole rappresentare una soluzione concreta per le persone con disabilità, con le cui famiglie intendiamo costruire percorsi di vita vera, un’alternativa possibile alla presa in carico di bisogni che solitamente trovano risposta solo nelle grandi strutture.

Casa Caldera non è “solo” un’abitazione, è un progetto di vita, un percorso personalizzato, pensato e realizzato per il raggiungimento dell’autonomia abitativa di ciascun abitante, con il sostegno di una rete territoriale di prossimità.

Festeggiamo questo primo mese condividendo l’intervento fatto in occasione dell’inaugurazione dallo scrittore Sergio Rilletti che per due settimane ha sperimentato la vita in Casa Caldera.

inaugurazione Casa Caldera

LA CALDA ACCOGLIENZA DI CASA CALDERA
Salve a tutti, e Benvenuti a questa gioiosa inaugurazione ufficiale di Casa Caldera!…
Alcuni anni fa, molto prima di conoscere questa bella realtà e la sua splendida équipe, scrissi un racconto per un’antologia, in cui Mister Noir, il mio eroe seriale – un detective privato di Milano affetto da tetraparesi spastica, esattamente come me -, esaltava la fortuna che aveva di poter vivere a casa sua con una domestica filippina che lo aiutava totalmente, vivendo la propria vita come meglio credeva, senza doversi rapportare ogni giorno con certe regole e figure di riferimento, caratteristiche di istituti e comunità, che limitano, di fatto, la libertà individuale.
E in effetti, per pura combinazione, la pensavo anch’io così!

Poi, una serie di vicissitudini, tra cui il reale rapporto con un mio momentaneo assistente – col quale ho gestito personalmente anche l’intera parte burocratica -, mi hanno fatto riconsiderare la possibilità di andare a convivere con altri coinquilini con disabilità.
Anche perché sapevo che stava per profilarsi questa specifica realtà.
E così decisi di avvicinarmici; e, dopo un paio di incontri, in cui capii che l’individualità e la vita di ogni possibile coinquilino veniva posta al centro del progetto, decisi di verificare personalmente tali intenzioni, facendo una sperimentazione, venendo a vivere qui per due settimane.
Due settimane in cui cercai di trasferire la mia vita quotidiana qui, a Casa Caldera.

Quindi, mi crearono uno spazio – all’interno di questa sala -, semichiuso da un séparé e denominato Il mio ufficio, in cui installai il mio computer e relative attrezzature, permettendomi così di continuare la mia attività di scrittore; mi misero la televisione in camera, in modo che potessi rilassarmi, in privato, come faccio a casa; continuai a ricevere il mio fisioterapista a domicilio, pur avendo cambiato domicilio; effettuai, da solo con la mia carrozzina elettrica, una piccola esplorazione del cortile, dove un gentil signore mi salutò; e ospitai un po’ di amici, a diversi orari, andando, una volta, persino una pizzeria qui vicino dove, per puro caso, incontrai lo stesso gentil signore che mi aveva salutato in cortile, e col quale, coadiuvato dalla mia amica Simona, scambiai quattro chiacchiere.

Tutto questo, e molto altro, in un clima di assoluta allegria e serenità, che tutti coloro che lavorano qui dentro sanno creare; e trovando in Sillia, l’unica attuale residente fissa di Casa Caldera, una compagnia proprio piacevole.
Certo, ho dovuto anche andare un po’ incontro alle esigenze di chi era di turno, anche perché è comunque nella mia natura immedesimarmi negli altri, ma, rispetto ad altre realtà che ho visitato in passato – e a cui, in alcuni casi, non ho concesso neanche un giorno di prova -, è sicuramente un idillio, la soluzione migliore a cui posso aspirare.

Non so se Neil Armstrong, il primo uomo che approdò sulla Luna, con la sua celebre frase “Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità” alludesse esattamente a questo. Ma, sicuramente, è una frase che calza alla perfezione a questa nuova realtà!

©Sergio Rilletti, giovedì 12 dicembre 2019 – Letto da Sonia Rilletti
rilletti.blogspot.com