Con Casa Arcobaleno offriamo un ambiente protetto per le persone che vengono discriminate per il loro orientamento sessuale
Il doloroso caso di Malika riporta con forza l’attenzione sul tema delle discriminazioni in ragione dell’orientamento sessuale. “C’è molto lavoro da fare per evitare che questi episodi accadano ancora e il caso di Malika ne è l’ennesima conferma” – spiega la nostra presidente Maria Grazia Campese, realtà che a Milano è operativa dal 2019 con Casa Arcobaleno, un appartamento dedicato all’accoglienza di ragazzi discriminati dalle loro famiglie di origine per il loro orientamento sessuale o per il percorso di transizione avviato.
“Casa Arcobaleno, realizzata in collaborazione con il Comune di Milano, è un ambiente protetto per tutti coloro che dopo il coming out si ritrovano senza una casa e senza supporto di genitori e parenti. Un posto sicuro e accogliente dove non sentirsi soli e poter avviare un percorso personalizzato per raggiungere l’indipendenza economica e l’autonomia, funzionale a realizzare il proprio progetto di vita. Le persone che accogliamo hanno vissuti molto faticosi alle spalle, nonostante la giovane età, trattandosi prevalentemente di persone poco più che maggiorenni. Per questo mettiamo a loro disposizione un’equipe mista e multidisciplinare che fornisce un supporto educativo, ma anche psicologico e legale, se necessario. È importante che i ragazzi e le ragazze si sentano accolti e capiti per ritrovare la fiducia in sé stessi e ripartire – continua Campese.
Da febbraio è attiva una seconda Casa Arcobaleno su Milano che – insieme all’altra – ci consente di ospitare fino a 6 persone. Un piccolo grande passo in avanti, ma la strada da percorrere è ancora lunga: c’è bisogno di pensare e mettere in campo progettualità che coinvolgano le famiglie stesse, laddove possibile, ma anche le scuole. Il dibattito acceso che sta coinvolgendo nelle ultime settimane l’opinione pubblica sull’approvazione del DDL Zan conferma quanto ancora c’è da fare per diffondere la cultura del riconoscimento dei diritti. La speranza è che un giorno in Italia non ci sia più bisogno di luoghi come Casa Arcobaleno. ” – conclude Campese.