M., primogenito di 5 fratelli, è nato in un piccolo paesino agricolo della regione della Mansura nell’Egitto del Nord, in un contesto socio-economico molto povero.

Suo padre ha sempre lavorato in campagna, sua madre fa la casalinga. Si sono sposati quando lei era ancora minorenne, cosa vietata in Egitto, motivo per il quale non hanno potuto registrare ufficialmente né il matrimonio né la nascita dei figli.
L’infanzia di M. è stata caratterizzata dalla vita di strada, non è mai andato regolarmente a scuola non essendo stato registrato all’anagrafe. Nonostante questo, ha sviluppato ottime capacità cognitive e ha appreso l’arabo egiziano sia orale che scritto, grazie a un amico di famiglia che una volta finito di lavorare con il padre lo affiancava per insegnargli a leggere e a scrivere.

Dato il contesto e le scarse opportunità per il futuro, dopo una lunga riflessione assieme al padre, decide di intraprendere il viaggio verso l’Europa. In quel momento M. ha 15 anni. Il padre lo affida a un conoscente che sa come far arrivare il figlio in Europa. C’è fiducia in questa persona perché altri ragazzi “messi nelle sue mani” oggi vivono nel vecchio continente.
Prima di intraprendere il viaggio, M deve essere registrato all’anagrafe del suo paese in maniera da ottenere un passaporto valido per l’espatrio. A M. viene detto che per uscire dal paese bisogna avere minimo 16 anni, motivo per il quale – racconta il ragazzo – viene registrato in anagrafe con un anno in più rispetto alla sua reale età.

In un primo momento la persona di fiducia che si è fatta carico del viaggio del ragazzo risulta molto premurosa e accomodante ma con il passare del tempo M. inizia a capire che le cose sono ben diverse da quello che sembravano: è stato affidato a un trafficante di persone senza scrupoli a cui interessano solamente i soldi che a mano a mano M. è costretto a dargli. Il viaggio è molto lungo e pieno di problemi: partito dalla sua città natale raggiunge in aereo la Turchia dove rimane per quasi un anno e mezzo facendo lavori saltuari per potersi mantenere e per poter pagare la tappa successiva del viaggio. La sua famiglia essendo molto povera non ha mai potuto più di tanto sostenere economicamente il suo viaggio.

Un giorno il trafficante comunica a M. che è arrivato il momento di partire per l’Italia. Si imbarca all’imbrunire ma dopo poche ore di navigazione la barca, in condizioni precarie, affonda. M. rimane aggrappato ad un fusto vuoto della benzina fino a che la mattina seguente arrivano a salvarlo: una nave grande lo carica a bordo e lo riporta in un porto turco. Durante quella notte ha visto morire affogati molti dei suoi compagni di viaggio. Tornato in Turchia, nonostante abbia visto la morte in faccia, ha troppa la voglia di farcela e soprattutto non considera una soluzione tornare a casa, a quella vita da cui è fuggito.

Cerca così ogni modo per ripartire, e lo fa per molte volte: sono circa 26 i tentativi di viaggio intrapreso prima di arrivare a destinazione. Prima il mare, poi ancora il mare, attraversa boschi e cammina per molti chilometri fino a raggiungere la Grecia dove viene respinto più volte dalla polizia di frontiera.

Una vera odissea, fino all’ultimo viaggio avvenuto a settembre 2021: il trafficante gli dà un appuntamento per la sera stessa al di là di una collina su una spiaggia vicino a Smirne. Da qui si imbarca e dopo 7 giorni di navigazione, attraversando il mare di Turchia e Grecia, sbarca sulle coste calabresi dopo aver attraversato il Mar Ionio. Una volta toccata terra a M. sembra di vivere un sogno, ha il presentimento di avercela fatta ma il suo percorso è appena iniziato. Viene trovato dalla Polizia Italiana che lo inserisce, in quanto minorenne, in una comunità nella zona di Cosenza dove rimane per circa 7 mesi.

Inizia a studiare la lingua italiana e cerca di integrarsi nel territorio, a tal punto che apprende anche le basi del dialetto calabrese. Purtroppo, la struttura di accoglienza chiude e lui si trova ancora una volta solo, ma non si scoraggia e decide di prendere un treno per Milano.

Arrivato nella città meneghina dorme per qualche notte sulle panchine di un parco fino a che un connazionale gli indica il luogo dove presentarsi per farsi collocare in comunità. Ed è qui abbiamo conosciuto M.: a marzo 2022 viene collocato presso il centro di prima accoglienza Casa Testi. Fin da subito si dimostra un ragazzo rispettoso e intraprendente, capace di tessere relazioni sia con gli adulti che con i tanti compagni del centro. Continua a migliorare la conoscenza della lingua frequentando un corso interno di italiano tenuto dai volontari del centro.

A luglio 2022 viene finalmente spostato in una seconda accoglienza, Casa Davanzati, dove continua l’apprendimento dell’italiano frequentando la scuola e svolgendo volontariato: si occupa della consegna di pacchi alimentari alle famiglie in difficoltà dopo la pandemia. Il progetto di M. continua secondo i piani, ma la maggiore età inizia ad avvicinarsi e la questione documentale rimane il problema più grande perché sul passaporto è riportata un’età che non è la sua. Viene così fatta richiesta al Tribunale dei Minorenni di un prosieguo amministrativo per permettergli di rimanere in accoglienza fino ai 21 anni, di regolarizzare la situazione e completare il percorso di integrazione.

Arrivato il Permesso di Soggiorno per Affidamento, dopo qualche giorno, con il raggiungimento della maggiore età, riesce a trovare un lavoro attraverso la rete dei connazionali: firma un contratto di apprendistato a tempo pieno come muratore.

Sono i tempi del superbonus 110% e la richiesta di mano d’opera nei cantieri è altissima. Il lavoro stabilizza la vita di M., che con i primi soldi guadagnati inizia a pagare il debito contratto dalla famiglia per permettergli di iniziare il viaggio, una parte la risparmia per il suo futuro. Raggiunta questa autonomia viene trasferito in un appartamento per Neomaggiorenni dove inizia a sperimentare veramente l’autonomia. Dopo alcuni mesi per carenza di commesse la sua azienda fallisce e lui rimane disoccupato. La sua tenacia gli permette di non buttarsi giù e di riiniziare dalla formazione e dallo studio. Si iscrive a scuola per prendere il diploma di scuola media e inizia un corso di formazione di tre mesi come panettiere. Al termine del corso arriva l’occasione che aspettava: viene inserito in un grande supermercato milanese per lavorare nel reparto panetteria. Qui ancora oggi M. sforna ogni giorno pane e focacce.