Silvano e Marianna sono i genitori di Giulia, una giovane donna di 32 anni che vive la sua vita indipendente nel Condominio Solidale Casa Greco a Milano, una delle nostre case per la realizzazione dell’autonomia abitativa di persone adulte con disabilità.
Questa la loro testimonianza.
“Il percorso che ci ha condotto fino a qui è cominciato quando nostra figlia maggiore, Eleonora, ci disse che anche Giulia doveva avere una propria vita, una propria casa, i propri amici. Lei ci sarebbe sempre stata, ma non avrebbero vissuto insieme.
Abbiamo dunque incominciato ad immaginare un futuro diverso, a informarci a frequentare gruppi e occasioni di incontro con altri familiari nella nostra stessa situazione. Da allora molte cose sono avvenute ad oggi in cui Giulia vive la sua vita, nella sua casa, con i suoi amici supportata dagli operatori della Cooperativa Spazio Aperto Servizi e dalla famiglia.
Perciò, prima di tutto ringraziamo tutte le famiglie che da tempo hanno sollevato la questione del diritto alla vita indipendente e lottato per affrontare il problema del “durante noi” per arrivare al “dopo di noi” coinvolgendo e sensibilizzando gli operatori su questa preoccupazione che genitori di persone con disabilità sentono forte.
Grazie ai familiari e a quegli operatori che hanno rischiato in proprio – anche economicamente – di accettare la sfida di abbandonare vecchi modelli residenziali per aprire case e non servizi, nel tempo hanno cominciato a nascere le prime sperimentazioni di vita adulta indipendente per chi, come i nostri figli fragili, veniva troppo spesso e da troppo tempo considerato un eterno fanciullo e non un adulto capace di desideri e competenze.
Oggi queste case esistono e nostra figlia Giulia dal 27 giugno 2016 abita e condivide la sua vita quotidiana con altri compagni in una di esse. Questi splendidi obiettivi oggi raggiunti non ci esautorano dal continuare ad ottenere risultati per i nostri figli.
Quando Giulia è arrivata nella casa ha portato 2 valigie: una con i suoi indumenti e una, quella più importante, con dentro il suo carattere, quello che le piace e non le piace fare, i suoi sguardi dai quali capisci se è contenta o se qualcosa non va, le sue frasi che a volte non hanno senso e occorre mettere in ordine per capire cosa voleva dire, tutte le sue esperienze fatte negli anni vissuti con la famiglia e gli altri.
Quando abbiamo aperto questa valigia e con voi abbiamo incominciato il progetto di casa con Giulia, che da sempre noi e voi abbiamo coinvolto come protagonista del percorso di vita e non come spettatore passivo, si è creato subito un rapporto di fiducia, perché vi abbiamo visti coinvolti nel progetto che stavamo per affrontare. In passato abbiamo incontrato diversi operatori distanti e poco coinvolti, chiusi nelle proprie esperienze lavorative, poco disponibili ad affrontare nuove situazioni e tanto meno in collaborazione con la famiglia che non vuole professori in cattedra, ma operatori onesti, in dialogo accanto alla famiglia. Alla persona, allo sguardo genitoriale.
Vi abbiamo parlato tanto delle nostre fatiche a far intraprendere a Giulia questo percorso al di fuori del nucleo familiare, ma era necessario farlo perché Giulia potesse esprimere al meglio la sua personalità.
Seduti su un divano, non in un ufficio ma nella casa dove Giulia sarebbe andata a vivere, in un clima di grande collaborazione e di ascolto da parte vostra, abbiamo immaginato il futuro della nostra ragazza che diventava una giovane donna indipendente…. o quasi! Noi non siamo mai stati soli, spesso in gruppo con altri genitori, ci avete rassicurato, soprattutto la mamma, che all’inizio era molto preoccupata e tra le preoccupazioni c’era che la casa era abitata da ragazzi e ragazze.
Così insieme a voi Giulia ha incominciato i primi mesi a sperimentare e noi con lei, e fondamentale è stata la grande disponibilità dell’équipe a incontrarci tutte le volte che lo abbiamo chiesto e siamo convinti che un bel lavoro di squadra porti ad un solo obiettivo: qualità di vita di nostra figlia Giulia e tutte le persone con lei.
Abbiamo bisogno di interlocutori che ci ascoltino, valorizzino la nostra grande competenze sulla vita dei nostri figli, ascoltino le nostre storie e le nostre scelte senza giudicarle, solo compagni di percorso per noi e i nostri figli, guardandoli con sguardo adulto che guarda un altro adulto e non pensa che a 40 anni si possa parlare di merende e fare attività da bambini.
I nostri figli, come tutti gli altri, crescono e diventano grandi, la loro fragilità è da sostenere e non da considerare solo un limite o un alibi.
Tutti i passi fatti finora sono stati per la vita di nostra figlia durante noi proiettati verso il dopo di noi, ora ci sentiamo più sereni rispetto a prima, perché sappiamo che voi ci siete, insieme agli altri familiari e per Giulia, per Eleonora e per noi genitori, anche insieme alla Fondazione Idea Vita che cammina al nostro fianco.
Per il dopo di noi speriamo di poterne discutere ancora a lungo, visto che avremmo intenzione di far durare il “durante noi” molti e molti anni.”